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Tre curiosità sul Kamishibai

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Letture animate e storytelling

Il Kamishibai: uno strumento e mille potenzialità didattiche.
Scopri le tre curiosità che abbiamo selezionato per te.

1. Che cosa significa la parola Kamishibai?

La parola kamishibai in giapponese significa “spettacolo teatrale di carta” e indica un particolare tipo di narrazione in cui la voce del narratore racconta una storia con l’aiuto delle immagini che scorrono insieme allo svolgimento della vicenda. Questo modo di raccontare ha avuto origine nei templi buddisti in Giappone già dal 1100, dove i monaci utilizzavano gli emakimono – testo di una storia illustrata in orizzontale – per raccontare e spiegare storie di carattere morale a un pubblico analfabeta.

2. Qual è la storia che si nasconde dietro a questa tecnica?

La tecnica del kamishibai, in Giappone, ha ripreso forza negli anni fra il 1920 e il 1950. Il gaito kamishibaiya, cioè colui che narra, viaggiava in bicicletta da un villaggio all’altro e radunava i bambini battendo due legnetti fra loro per annunciare il suo arrivo e l’inizio dello spettacolo. Per assicurarsi un posto in prima fila le bambine e i bambini dovevano acquistare caramelle dal narratore, e una volta che si era radunato un buon pubblico egli iniziava a raccontare le sue storie attraverso tavolette di legno illustrate. Spesso le storie avevano una sequenza a puntate, così da assicurarsi il pubblico per la volta successiva. La tradizione del kamishibai è stata messa duramente in crisi con l’arrivo della televisione negli anni Cinquanta, ma negli ultimi anni è stata ripresa in Giappone sia nelle scuole sia nelle biblioteche.

3. Il Kamishibai oggi: come può essere utilizzato?

Questa tecnica si può utilizzare per realizzare letture animate grazie alle quali le bambine e i bambini possono ascoltare e, contemporaneamente, vedere proprio come se si stesse leggendo un libro. La narrazione inizia quando le due porte del teatrino si aprono come un sipario. La storia è suddivisa in tavole illustrate dove sul retro sono scritti i testi. Ogni tavola verrà man mano estratta dal teatrino per permettere lo scorrimento della storia e mentre i bambini hanno modo di osservare le illustrazioni delle tavole, il narratore può leggere la parte di storia corrispondente all’immagine mostrata e al tempo stesso interagire con il pubblico. Il kamishibai permette di avere un pubblico più ampio rispetto alla lettura di un albo illustrato, dal momento che le immagini sono visibili anche da maggiore distanza. Durante la narrazione può essere presente anche una musica di sottofondo o effetti speciali particolari a seconda di quello che si sta raccontando e dell’effetto che si vuole avere sui bambini. Le storie presentate possono essere di ogni tipo, anche se spesso si prediligono narrazioni che hanno una certa morale e quindi insegnano qualcosa a chi le ascolta.

di Marta Bartolucci

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