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Simona Dolce racconta i primi mesi di “La mia vita all’ombra del mare”

Abbiamo chiesto a Simona Dolce, giovane autrice di La mia vita all’ombra del mare, uscito a ottobre 2016 nella collana Insieme di Raffaello Ragazzi, di raccontarci questi primi mesi di incontri nelle scuole di tutt’Italia con migliaia di ragazzi. Questa la sua voce!

Ciao Simona. Per cominciare, raccontaci “La mia vita all’ombra del mare”… ma senza rivelarci troppo!

È la storia di Salvatore, un ragazzino introverso, riflessivo e curioso, che vive in un quartiere complicato come lo era Brancaccio negli anni ’90. Salvatore si trova a dover compiere una scelta: suo fratello Giuseppe aspira a diventare un mafioso e i suoi coetanei sono prepotenti e spacconi. Il contesto intorno spinge in una direzione molto chiara: quella della violenza, della cultura mafiosa, mentre il suo modo di essere è molto diverso. Ad aiutarlo in questa scelta decisiva (che genere di persona voglio essere? Voglio seguire gli altri o rispettare ciò in cui credo?) c’è padre Pino Puglisi che con parole molto semplici e vicine ai ragazzi ha saputo indicare una via alternativa a quella mafiosa, un “rinnovamento etico” come lo chiamava, basato sulla cultura della comprensione, del bene, dell’amore.

Il tuo primo romanzo per ragazzi, una storia forte su un tema delicato. Da dove la scelta di raccontare la lotta contro la mafia?

Sono nata a Palermo e lì ho vissuto fino a pochi anni fa, prima di trasferirmi a Roma. La mafia per i palermitani è qualcosa che esiste nel tessuto delle azioni quotidiane. Non si tratta di una notizia sentita di tanto in tanto al tg ma di una cultura presente e spesso anche molto visibile. Raccontare storie di antimafia credo che significhi soprattutto raccontare lotta, riscatto, coraggio, amore, dedizione. La nostra recente storia italiana è un’antologia che mette insieme epica e tragedia. Non c’è sostanza più letteraria di questa.

Salvatore insegna che anche i piccoli possono essere “eroi”. Cosa fare per combattere la mentalità mafiosa?

Direi che riconoscerla è senz’altro un primo importante passo. Essere consapevoli. Non lasciarsi inebetire. Credere nella spinta che viene dal proprio cuore. Per un ragazzino è tutto qui, ma è comunque moltissimo perché spesso significa sopportare l’isolamento dal gruppo per le proprie scelte, e il peso del sentirsi diversi.

Da ultimo, un pensiero sulle centinaia di ragazzi che hai incontrato nei tuoi interventi nelle scuole di tutt’Italia. Chi ti sei trovata davanti?

In questi primi mesi, “La mia vita all’ombra del mare” è stato il lasciapassare ideale verso un mondo che altrimenti non avrei potuto avvicinare così tanto. Sono curiosi, intelligenti, spavaldi e timidi allo stesso tempo, irruenti e famelici come l’adolescenza. Sono attenti e aperti. E sono generosi, verso di me lo sono stati moltissimo. Lo scambio che si crea, una volta creata l’alchimia, è un dialogo incredibile: siamo sconosciuti ma siamo talmente bendisposti l’uno verso l’altro che spariscono resistenze, pose, retoriche. Si va al nocciolo. Portano sempre il discorso al nocciolo della questione.

Per chi volesse scoprire di più, ecco il progetto didattico; scriveteci per ricevere le informazioni per il progetto lettura!

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