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#DAILEGGIAMOICLASSICI: I Promessi Sposi

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I Promessi Sposi proposti a bambine e bambini.
Un’opera senza tempo, da leggere a tutte le età, con lo stesso stupore infantile
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Ce lo fecero studiare e analizzare un capitolo alla volta e perfino un paragrafo alla volta. Lo smembrarono e cercarono di comprenderlo e di farcelo assimilare a pezzettini, con l’illusione del bambino che smonta un giocattolo per capirne il funzionamento o del medico specialista che ha scordato come ogni organo sia collegato all’altro e la somma delle parti non corrisponda al tutto.

I Promessi Sposi ci accompagnò per tutto il percorso delle superiori, ma riuscimmo a gustarlo davvero solo quando tornammo a leggere questo romanzo stupefacente in età adulta, liberi dalle verifiche e dalle esegesi coatte.

Tanto è stato detto, elucubrato, dimostrato sull’opera di Alessandro Manzoni che diviene ridondante scriverne ancora: per un volume che conta più o meno quattrocento pagine si è consumata una vera e propria montagna di carta.

Tuttavia immaginiamo di essere ancora bambini e di possedere quella incantevole facoltà tipica dell‘infanzia che è lo stupore.  Per noi tornati bambini (e per i bambini e le bambine che hanno la fortuna di leggere il romanzo per la loro età). I Promessi Sposi promettono un’avventura colma di sorprese, così come fanno tutti i grandi classici ai quali l’infanzia si avvicina, che sono la base su cui fondare le letture dell’adolescenza e della maturità.

Se per un lettore esperto è importante contestualizzare il libro, sapere per esempio che Manzoni lo ambientò in un’epoca di molto antecedente alla sua, ma che proprio alla sua epoca voleva parlare; se è importante rendersi conto che egli riuscì a scrivere un romanzo popolare con una lingua colta, ma lontana dalle auliche classicheggianti scritture dell’Ottocento e che scelse come protagonisti due giovani di umile estrazione sociale (scelta del tutto inconsueta), per un bambino l’essenziale è farsi catturare dal racconto fino allo stupore. Il romanzo di Alessandro Manzoni ci riesce in pieno: è infatti fonte di meraviglia per tutti i lettori di qualsiasi età che abbiano conservato un’anima infantile.

E’ fuor di dubbio che i personaggi e i fatti de I Promessi Sposi sono immediatamente intesi in quanto collegabili con l’attualità: certi tipi umani, certi avvenimenti storici si ripetono nel tempo, si ritrovano nel passato e nel presente e si ritroveranno nel futuro: ciò era stato compreso profondamente dall’autore il quale, pur avendo effettuato una minuziosa ricerca storica prima di intraprendere la stesura, intendeva scrivere un’opera che compendiasse non solo il periodo della dominazione spagnola nella Lombardia del 1600, ma anche l’epoca a lui presente e quelle al di là da venire.

Scoprendo i personaggi con gli occhi stupiti dell’infanzia, ecco apparire i buoni, i cattivi e i vigliacchi, ovvero coloro che vorrebbero essere buoni, ma non hanno il coraggio di lottare. Fra questi ultimi, Don Abbondio è diventato proverbiale, suscita più pena che indignazione, è riprovevole ma anche simpatico perché un po’ ci assomiglia. I bambini possiedono un innato, intenso senso di giustizia e il prete tremebondo è ciò che non vorrebbero mai diventare: l’esempio negativo di colui che osserva le intemperanze dei bulli senza intervenire così diventandone complice. Se per loro è impossibile rilevare tutte le implicazioni sociologiche, psicologiche, politiche e letterarie di questa figura emblematica, è per loro tuttavia immediato collocarla nell’esperienza quotidiana a scuola o al parco giochi: quanti Don Abbondio sono sotto i loro occhi e quante volte ci si comporta come il pavido prete!

La mitezza e la fiducia di Lucia, l’ingenuità e la sbruffonaggine di Renzo, la prepotenza di Don Rodrigo e dei suoi bravi, l’integrità morale di Fra’ Cristoforo e del cardinale Borromeo, l’ambiguità dell’avvocato Azzeccagarbugli, il tormento interiore dell’Innominato e della Monaca di Monza sono sentimenti e caratteri del tutto intelligibili dai bambini e per i bambini molto più reali che per un adulto aduso ad aride interpretazioni.

I fatti intrecciano avventura, segreti, fughe, prigionia, rischio e malattia in un succedersi di avvenimenti dal climax conclusivo che appassiona e tiene avvinti alla lettura. Ci sono: la fanciulla contesa, l’innamorato che lotta per lei contro il signorotto senza scrupoli, si entra in piccole case, in osterie, in monasteri e in castelli, si vive l’orrore della peste di cui abbiamo esperienza nella recente pandemia. E tale intreccio risulta sapiente, perfetto, con una morale non necessariamente stabilita perché la storia, calata nell’attualità, per la sua efficacia si adatta al mondo che cambia: è ciò che distingue un classico da un libro destinato al dimenticatoio.

Da tempo ormai è in corso un dibattito sulla lettura de I Promessi Sposi in ambito scolastico: i pro e i contro sono molti e ben argomentati, ma non si prende mai in considerazione l’idea che a scuola la lettura dovrebbe essere un libero piacere. Ciò significa che gli allievi dovrebbero avere i libri a disposizione, ma anche il tempo di leggerli in santa pace, senza sottostare a riassunti, analisi e interpretazioni. Una biblioteca scolastica che si rispetti dovrebbe avere in catalogo tutti i grandi classici della letteratura (eventualmente ridotti, se necessario), proporre aperture e visite quotidiane in un bello spazio accogliente.  Bambini e ragazzi educati alla lettura fin dalla più tenera età sarebbero certamente in grado di decidere da soli se leggere o no certi libri, senza dipendere dal giudizio contrapposto degli adulti. Sono quasi sicura che in questo modo i classici (e non solo) diventerebbero molto popolari e non basterebbe averne una sola copia in biblioteca.

I Promessi Sposi è un libro di alta cultura che ha saputo raggiungere la maggior parte degli italiani tanto che alcune delle espressioni, alcuni caratteri sono entrati nell’uso comune. La scuola può scegliere di trasformare il romanzo in un mero strumento didattico secondo la visione (datata ma non del tutto scomparsa) che non si possa apprendere divertendosi e che l’apprendimento sia unilaterale, dal docente al discente; oppure può concedere a quest’ultimo il diritto di scelta, di critica e di dilettarsi con il sapere.

Leggendo o rileggendo il romanzo, ci si rende conto che Manzoni si divertì alquanto mentre lo scriveva. La leggerezza della penna, la varietà dei personaggi e degli avvenimenti, certe parti sommamente poetiche e altre colme di ironia testimoniano di una gioia profonda nello scrivere che non può aver altra conseguenza se non una gioia profonda nel leggere.

Se davvero la scuola vuole promuovere l’inclusione e aprirsi al mondo, per questa ragione ha bisogno di rinnovarsi, ma ciò non significa buttare via ciò che ha formato e fatto riflettere le generazioni precedenti. Vuol dire, al contrario, collegare e amalgamare il sapere del passato con quello del presente e insegnare a farlo anche per mezzo di una visione più libera e aperta della didattica. Significa non avere più il timore di “perdere tempo” perché la lettura ne chiede davvero parecchio, ma non è mai, proprio mai, tempo perso. È la lettura costante e libera che suscita stupore nei piccoli e rinnova lo stupore negli adulti. Per dirla con il Manzoni, nell’introduzione al suo romanzo (un’introduzione che rimanda a un manoscritto fittizio), ogni bella storia vale la pena di essere scritta e di essere letta:

Nell’atto però di richiudere lo scartafaccio per riporlo, mi sapeva male che una storia così bella dovesse rimanersi tuttavia sconosciuta, perché, in quanto storia, può essere che al lettore ne paia altrimenti, ma a me era parsa bella, come dico; molto bella”.


Raffaello Scuola propone due edizioni di questo classico della letteratura italiana dedicato alla Scuola Primaria e Scuola Secondaria di primo grado.

Gli sposi promessi – Scuola Primaria

I Promessi sposi – Scuola Secondaria 1°

Autore

  • Paola Valente vive a Vicenza, ed ha insegnato nella Scuola Primaria. Ha scritto per Raffaello numerosi libri per ragazze e ragazzi, tra cui “La Maestra Tiramisù”, bestseller di collana, in più, tanti racconti dedicati alla Educazione alla Cittadinanza.

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