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“Il campione e la bambina” vince il Premio Selezione Bancarellino!

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Leggi la lettera di Paolo Mirti alle classi

Che emozione! Il libro “Il campione e la bambina” di Paolo Mirti è arrivato tra i 5 vincitori del Premio Selezione Bancarellino 2023. Un’occasione speciale per far conoscere a ragazze e ragazzi una storia straordinaria: quello del campione di ciclismo Gino Bartali, non solo un grande sportivo, ma anche eroe della Resistenza.

Tra le oltre 80 opere in concorso, la Commissione del Premio ha stilato una prima selezione di 20 titoli, “Il campione la bambina” è stato poi selezionato da una giuria di 10 mila studentesse e studenti italiani, partecipanti al Progetto Lettura, che ha decretato 5 vincitori pari merito. Il 20 maggio a Pontremoli, in Toscana, 1300 alunne e alunni, in rappresentanza delle scuole che hanno partecipato al Progetto Lettura, si daranno appuntamento per decretare il vincitore assoluto del 66° Premio Bancarellino.

Per festeggiare questo traguardo speciale vi proponiamo una lettera scritta da Paolo Mirti alle classi, in seguito all’incontro live dedicato alla Giornata della Memoria, per rispondere alle domande poste durante la diretta. Buona lettura!

Che bello per me cari bambini e care bambine, ragazzi e ragazze leggere le tante domande che mi avete rivolto durante il nostro incontro on line di venerdì scorso. Sono felice che la storia del campione Gino Bartali e della bambina Lea abbia suscitato in voi così tanta curiosità ed interesse.

Come mi è venuta l’idea di scrivere questo il libro il campione e la bambina? L’ho deciso dopo aver ascoltato il racconto di mio zio Don Aldo Brunacci che assieme al Vescovo di Assisi coordinava il gruppo segreto che è riuscito a salvare centinaia di ebrei dalla deportazione nei campi di concentramento. Mi sono convinto anche dopo aver sentito il racconto di Graziella Viterbi, la signora ebrea che arrivò tredicenne ad Assisi insieme alla sua famiglia e che in quella città grazie all’aiuto di tante persone è riuscita a trovare la salvezza. La bambina che trovate nelle pagine è quindi realmente vissuta anche se nel libro l’ho chiamata con il nome inventato di Lea Vetrelli. Un’altra testimonianza decisiva nello spingermi a scrivere il libro è stata quella di Andrea Bartali, il figlio del grande campione Gino Bartali. È lui che mi ha raccontato l’impresa del padre, corriere segreto degli ebrei. Il personaggio Gino Bartali mi ha subito conquistato. Leggendo le sue biografie ed i vecchi giornali sportivi, osservando le fotografie del Museo della Bicicletta Gino Bartali di Ponte a Ema e scorrendo le immagini dell’epoca sono rimasto impressionato dalla sua straordinaria forza sui pedali e dalla sua capacità di staccare gli altri ciclisti con scatti brucianti, soprattutto in salita.

Quale dote mi ha colpito di più di Gino Bartali? Bartali è nato nel 1914 ed all’età di 17 anni aveva già conseguito successi importanti. Ha smesso di correre all’età di 40 anni percorrendo in bicicletta qualcosa come 700.000 chilometri e vincendo ben 144 corse. Tuttavia, devo ammettere che la dote che mi ha colpito di più di lui è stata il suo coraggio. Nonostante fosse infatti un campione acclamato in tutto il mondo, in quel 1943 Gino non esitò un momento a mettere in pericolo la propria vita per salvare le centinaia di ebrei nascosti tra Assisi e Firenze sfidando la polizia nazista e fascista. Un campione non solo sui pedali, quindi ma anche nella vita. Trasportando questa vicenda ai giorni nostri, come avete giustamente scritto voi, è come se il grande calciatore Messi si mettesse a salvare le persone in pericolo. Un grande insomma. Il suo piano per non destare sospetti era perfetto. Con la scusa di allenarsi in vista della ripresa delle corse nel percorso lungo 180 chilometri che separa Firenze da Assisi, in realtà raggiungeva la città di San Francesco per consegnare in gran segreto le fotografie degli ebrei nascosti tra l’Umbria e la Toscana. Un frate francescano, Padre Rufino Nicacci, le faceva poi avere alla tipografia clandestina di Luigi e Trento Brizi dove venivano stampate le carte d’identità false. Soltanto avendo in mano questi documenti falsi, dai quali non risultava la loro vera identità, gli ebrei potevano trovare regolare alloggio nelle case e nei conventi senza rischiare di venire arrestati. Prima di partire all’alba da Firenze per Assisi, Bartali eseguiva con la massima cura tutte le operazioni: smontava il sellino, infilava le foto nel telaio della bici e poi rimontava regolarmente il sellino pronto per affrontare la corsa più difficile della sua vita. La cosa davvero speciale che accomuna i protagonisti di questa meravigliosa storia vera è che nessuno di loro si è girato dall’altra parte di fronte alla persecuzione ed all’ingiustizia. Tutti hanno scelto di fare la loro parte, rischiando la vita, perché anche in mezzo alla tragedia non hanno voluto rinunciare alla propria umanità.

Cosa possiamo fare nel nostro piccolo ogni giorno, affinché in futuro non accadano più queste tragedie? Ecco, naturalmente di fronte ad un interrogativo così grande ed impegnativo io non ho risposte certe da dare. Però una cosa mi sento di dirla. Forse di fronte alle tante persecuzioni e conflitti che continuano ad attraversare il mondo dovemmo, come i Giusti di Assisi, imparare a stare insieme mettendo da parte conflitti e rancori e, dopo esserci guardati negli occhi, riconoscerci gli uni con gli altri. Dovremmo imparare a metterci in cammino proprio come ha fatto Gino Bartali, custodendo la libertà nei nostri cuori oltre che nelle nostre biciclette. Come i corrieri segreti disegnati dai bravissimi alunni della Quinta della Scuola Primaria Rigotti Malo che ringrazio di cuore.
E state sicuri che allora ogni traguardo diventerà possibile.

Grazie ancora. Vi abbraccio tutti,

Paolo Mirti

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